“Ride la gazza, nera sugli aranci ”
di Salvatore Quasimodo

Ride la gazza, nera sugli aranci

Forse è un segno vero della vita: intorno a me fanciulli con leggeri moti del capo danzano in un gioco di cadenze e di voci lungo il prato della chiesa. Pietà della sera, ombre riaccese sopra l’erba così verde, bellissime nel fuoco della luna! Memoria vi concede breve sonno; ora, destatevi. Ecco, scroscia il pozzo per la prima marea. Questa è l’ora: non più mia, arsi, remoti simulacri. E tu vento del sud forte di zàgare, spingi la luna dove nudi dormono fanciulli, forza il puledro sui campi umidi d’orme di cavalle, apri il mare, alza le nuvole dagli alberi: già l’airone s’avanza verso l’acquae fiuta lento il fango tra le spine, ride la gazza, nera sugli aranci.

(Si tratta di una poesia ricca di immagini, che si susseguono una dopo l’altra nella mente del poeta, immagini fatte di suoni, colori e profumi.)

 

SALVATORE QUASIMODO

(Modica, Ragusa, 1901 – Napoli 1968)

_______________________________________________________________________________________________________________________

Figlio di un ferroviere, geometra, interrotti gli studi universitari lavora a Roma e a Firenze (ove grazie a Elio Vittorini, suo cognato, entra in contatto con il gruppo della rivista Solaria); impiegato del Genio civile a Reggio Calabria, a Imperia, a Milano e in Valtellina dal 1926 al 1938, dal 1941 è professore di letteratura italiana al Conservatorio di Milano, critico teatrale e collaboratore di quotidiani e settimanali. Dopo il volume di traduzioni Lirici greci (1940), nel 1942 pubblica: “Ed è subito sera”, che raccoglie i versi di Acque e terre (1930), Òboe sommerso (1932), Erato e Apòllion (1936) e Poesie (1938) con l’aggiunta di Nuove poesie. Seguono, nel dopoguerra, Con il piede straniero sopra il cuore (1946), Giorno dopo giorno (1947), (1949), Il falso e vero verde (1954 e 1956), La terra impareggiabile (1958, premio Viareggio), Dare e avere (1960). Fra le altre traduzioni sono quelle da Virgilio, da Catullo, dall’Iliade e dall’Odissea, dall’Antologia Palatina, dai tragici greci, da Shakespeare, Molière, Neruda, Arghezi, Éluard. Nel 1959, non senza polemiche, ottiene il premio Nobel per la letteratura (vinto da Montale, ma non da Ungaretti).

***********************************************************************************************************************

« … quel ragazzo che fuggì di notte con un mantello corto e alcuni versi in tasca. … »

(Salvatore Quasimodo, Lettera alla madre)

************************************************************************************************************************

« Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo. »

(Salvatore Quasimodo, da Uomo del mio tempo)

**************************************************************************************************************************

« Dove sull’acque viola era Messina, tra fili spezzati e macerie tu vai lungo binarie scambi col tuo berretto di gallo isolano.

Il terremoto ribolle da due giorni, è dicembre d’uraganie mare avvelenato. … »

  (Salvatore Quasimodo, Al Padre)

********************************************************************************************************************************